Descrizione
Fra le superstizioni riodesi è ancora vivo, anche se in misura minore rispetto al passato, “su pigamentu e ogu”, ossia il malocchio. Certamente di origine antichissima che si perde nella notte dei tempi al malocchio si attribuisce il “fatto” alla forza malevole dell’occhio invidioso e gli individui per questo sono catalogati e chiamati iettatori. Lo scongiuro contro questo potere teneva impegnate le mamme, volte a tutelare la salute dei loro piccoli, magari apponendo sul braccio di questi nastri verdi, medagliette benedette, oppure indossando sui piccoli indumenti al rovescio, quindi l’apposizione di cornetti ed altri amuleti. Esistevano ed esistono ancora dei rituali per liberare le persone dal malocchio. Il rituale, eseguito da donne esperte, viene denominato “acqua’ e licornia” poiché viene utilizzata dell’acqua che verrà fatta bere al malato.
A Riola, come in tutti i centri rurali, nell’antichità ed in tempi meno recenti, nella cura di piccole infermità e disturbi temporanei della salute si provvedeva mediante terapie tramandate dai nonni.
Un altro rimedio terapeutico che ancora oggi si conserva riguarda lo spavento, ossia le conseguenze derivanti da una paura improvvisa che si manifesta a causa di incidenti e che comportano sull’individuo stati di grande malessere fisico, d’angoscia, di febbri intense e di prostrazione continua che se non trattate adeguatamente si ripresentano allo scadere del periodo in cui si è verificato. Questi riti sono: “S’imbrusciadura” che si svolge per lo più all’interno del cimitero per tre giorni consecutivi ed in orari diversi, senza la presenza di altre persone. L’operazione si svolge sopra una tomba e consiste nel rotolare il proprio corpo disteso per terra, secondo tre direzioni diverse, per formare lo schema della croce, in quanto s’intende restituire lo spavento medesimo alla terra. Alla fine del rituale ci si allontana dal cimitero senza voltarsi indietro (alcuni usano buttare un po’ di terra all’indietro). Alcuni compiono la medesima operazione sul luogo dove è avvenuto lo spavento, altri a casa propria dopo aver però raccolto un po’ di terra dal posto incidentato.
Altro rito antico è “s’Affumentu” che consiste in fumigazioni eseguite per nove sedute da donne esperte. Si sistema del fuoco acceso sopra delle tegole e sopra questo vengono bruciate delle erbe particolari o avanzi dei fiori contenuti nei mazzetti della Settimana Santa. Il terzo rito è a “si leggi”, ossia ci si reca dal sacerdote, dove lo stesso provvede alla “lettura” dei brani del Vangelo ed altre preghiere, con l’imposizione della stola sulla testa e con l’aspersione fatta con acqua benedetta.